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La carne rossa accresce il rischio di malattie cardiache freccelunedì 10 novembre 2014      


La carne rossa accresce il rischio di malattie cardiache, oltre a rappresentare un serio rischio di ammalarsi di Alzheimer. Il responsabile è il ferro presente in gran quantità nella carne rossa, mentre quello presente nei vegetali non risulta essere in alcun modo pericoloso per la salute. Lo dice una recente ricerca dell’University School of Public Health di Bloomington, Indiana,  che ha analizzato 21 studi che hanno coinvolto quasi 300 mila partecipanti nel corso di 10 anni, quindi una base osservata di tutto rispetto che conferisce maggior valore alla ricerca stessa  che risulta essere molto affidabile.

La tipologia di ferro presente nella carne viene denominata “ferro eme” ben diverso da quello presente nei vegetali, in quanto è immediatamente e completamente assorbibile dall’organismo, e questo anche quando il livello del ferro è già più che sufficiente, per cui si viene a determinare un eccesso di ferro che risulta essere dannoso. L’elevata biodisponibilità di "ferro eme" risulterebbe essere correlata  all’infiammazione delle arterie, ma anche all’ossidazione del colesterolo LDL, accoppiata che di fatto determina non solo la formazione della placca ma anche il danneggiamento dei vasi, condizione assai rischiosa per la salute del cuore.

Il rischio cardiaco potrebbe poi essere anche aggravato da un basso consumo di frutta e verdura, per cui bisognerebbe essere molto prudenti nel consumo di carne rossa. Ma non solo, perché il "ferro eme" è presente anche nel  pesce, nei molluschi, nel fegato e in altri tipi di carne, senza poi dimenticarsi degli insaccati in generale.  Non a caso, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS, da tempo ormai raccomanda un consumo estremamente limitato di carne, a prescindere che si tratti di rossa o bianca, a non più di 4-5 volte al mese.

Un’altra ricerca dell’University of California, Los Angeles,  ha dimostrato per la prima volta che un eccesso di ferro nel cervello potrebbe essere la causa dell’Alzheimer, la forma più comune di demenza.  Secondo gli autori della ricerca,  i principali responsabili sarebbero quindi la carne rossa, in particolare, ma anche gli integratori di ferro, per cui la soluzione migliore, per poter contare su di una buona salute e su di una altrettanto buona aspettativa di vita, sarebbe quella di limitare al massimo, meglio eliminare del tutto, il consumo di carne.

Del resto il fabbisogno giornaliero sia di proteine che di ferro lo si può coprire  ricorrendo agli alimenti vegetali, che come ha dimostrato la ricerca precedentemente citata, non contengono lo stesso tipo di ferro, il "ferro eme", che è risultato essere pericoloso per la salute. Va detto che moltissimi vegetali contengono ferro, in varia misura, e questa tabella riporta le quantità suddivise per alimenti. Non mangiando carne, quindi, si farebbe un piacere non solo a se stessi, ma anche al pianeta in quanto gli allevamenti di bestiame rappresentano una delle fonti più importanti di inquinamento.

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La carne rossa accresce il rischio di malattie cardiache, oltre a rappresentare un serio rischio di ammalarsi di Alzheimer. Il responsabile è il ferro presente in gran quantità nella carne rossa, mentre quello presente nei vegetali non risulta essere in alcun modo pericoloso per la salute. Lo dice una recente ricerca dell’University School of Public Health di Bloomington, Indiana,  che ha analizzato 21 studi che hanno coinvolto quasi 300 mila partecipanti nel corso di 10 anni, quindi una base osservata di tutto rispetto che conferisce maggior valore alla ricerca stessa  che risulta essere molto affidabile.

La tipologia di ferro presente nella carne viene denominata “ferro eme” ben diverso da quello presente nei vegetali, in quanto è immediatamente e completamente assorbibile dall’organismo, e questo anche quando il livello del ferro è già più che sufficiente, per cui si viene a determinare un eccesso di ferro che risulta essere dannoso. L’elevata biodisponibilità di "ferro eme" risulterebbe essere correlata  all’infiammazione delle arterie, ma anche all’ossidazione del colesterolo LDL, accoppiata che di fatto determina non solo la formazione della placca ma anche il danneggiamento dei vasi, condizione assai rischiosa per la salute del cuore.

Il rischio cardiaco potrebbe poi essere anche aggravato da un basso consumo di frutta e verdura, per cui bisognerebbe essere molto prudenti nel consumo di carne rossa. Ma non solo, perché il "ferro eme" è presente anche nel  pesce, nei molluschi, nel fegato e in altri tipi di carne, senza poi dimenticarsi degli insaccati in generale.  Non a caso, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS, da tempo ormai raccomanda un consumo estremamente limitato di carne, a prescindere che si tratti di rossa o bianca, a non più di 4-5 volte al mese.

Un’altra ricerca dell’University of California, Los Angeles,  ha dimostrato per la prima volta che un eccesso di ferro nel cervello potrebbe essere la causa dell’Alzheimer, la forma più comune di demenza.  Secondo gli autori della ricerca,  i principali responsabili sarebbero quindi la carne rossa, in particolare, ma anche gli integratori di ferro, per cui la soluzione migliore, per poter contare su di una buona salute e su di una altrettanto buona aspettativa di vita, sarebbe quella di limitare al massimo, meglio eliminare del tutto, il consumo di carne.

Del resto il fabbisogno giornaliero sia di proteine che di ferro lo si può coprire  ricorrendo agli alimenti vegetali, che come ha dimostrato la ricerca precedentemente citata, non contengono lo stesso tipo di ferro, il "ferro eme", che è risultato essere pericoloso per la salute. Va detto che moltissimi vegetali contengono ferro, in varia misura, e questa tabella riporta le quantità suddivise per alimenti. Non mangiando carne, quindi, si farebbe un piacere non solo a se stessi, ma anche al pianeta in quanto gli allevamenti di bestiame rappresentano una delle fonti più importanti di inquinamento.

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